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I Variaghi fra Paganesimo, Cristianesimo e Islam:[]

I due arabi che raggiunsero la Scandinavia provenivano entrambi dalla Spagna: il primo, noto col nome di al-Ghazal, raggiunse la Danimarca verso la metà del IX secolo (845) e descrisse di come la popolazione aveva recentemente abbandonato i suoi dei pagani per convertirsi al Cristianesimo, ponendola a confronto con gli abitanti delle isole settentrionali (è opinione diffusa che non si riferisca alle isole danesi, bensì alla Norvegia e alla Svezia) che continuavano a professare il paganesimo. L'altro, un certo al- Tartuschi, raggiunse Hedeby nella seconda metà del X secolo (970), descrivendola come una città povera, abitata da gente sporca e violenta: la sua visione non è poi tanto diversa da quella fornita da Ibn Fadlan riguardo i Rus del Volga.

Ibn Horradabeh, il primo arabo a scrivere sui vichinghi (844 - 848), racconta di come tutti i mercanti da lui

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Locandina del film "il tredicesimo guerriero", ispirato al racconto di Ibn Fadlan.

incontrati fossero cristiani, lasciando intendere che la loro conversione fosse puramente "di facciata", dal momento che gli Arabi non erano favorevoli a trattare con mercanti politeisti adoratori di demoni.

Indubbiamente, il resoconto più interessante è quello di Ibn Fadlan, il quale era stato mandato a convertire i Bulgari del Volga alla religione islamica (921 - 922), e riuscì a iniziare alla fede musulmana anche 5000 al-baringar (probabilmente proveniente da vaeringar, cioè variaghi) i quali costruirono sotto le sue direttive una moschea in legno. E' importante notare che l'autore sottolinea come questa gente non seguisse i dettami della nuova fede islamica: essi andavano sì a pregare nella moschea, ma continuavano a scolpire degli idoli in legno su dei pali che venivano poi issati nel villaggio, inoltre non si astenevano dal mangiare la carne di maiale e non accettavano il rito di sepoltura in fossa, perseverando nel bruciare i morti con ricchissimi corredi.

Commercio, doni e razzie:[]

I Variaghi (o Rus) avevano una fitta rete di scambi commerciali con gli Arabi, coi quali non trattavano sempre direttamente: spesso avvenivano tramite degli intermediari come i Bulgari o i Kazaki.

I beni principalmente trattati dai Variaghi erano gli schiavi (in primis) e pellicce pregiate, seguiti da zanne di tricheco, miele, cera, ambra e armi; d'altra parte gli Arabi offrivano monete d'argento o beni di lusso come tessuti e gioielli.

Per quanto riguarda il commercio della seta, è noto che i Variaghi avessero una rotta lungo lungo il Dnepr per raggiungere il Mar Nero e le terre di Bisanzio, oppure attraverso il Volga per raggiungere le terre dei Kazaki e continuare verso la Persia, come dimostra il ritrovamento di diverse strisce di seta presso la nave di Oseberg.

E' opinione diffusa che il sistema di pesi vichingo derivi da quello arabo, come dimostrerebbe il ritrovamento di pesi prodotti in Scandinavia i quali recano incisi numeri o lettere arabe.

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Anello in argento con sigillo in vetro viola proveniente da Birka. Si noti la scritta araba al centro del sigillo.

Oltre al commercio, era diffusa la pratica dello scambio di doni: al-Ghazal racconta di aver portato al re di Danimarca uno scrigno con vasellame metallico e tessuti pregiati, mentre Ibn Fadlan narra che i doni più diffusi per gli uomini erano vesti e caftani, mentre alle donne si regalavano veli e anelli con sigillo. A tal proposito è molto importante il ritrovamento di un anello in argento e vetro viola presso una sepoltura femminile a Birka, datata al IX secolo: questo anello riporta un'iscrizione in arabo traducibile come "per Allah".

D'altra parte i rapporti fra questi due popoli non si limitavano al commercio e allo scambio di doni: le fonti arabe del tempo raccontano di diverse razzie condotte dai Variaghi ai danni di numerose città poste nelle vicinanze del Mar Caspio, mentre in Europa si ricorda l'assedio di Siviglia (843 - 844) e varie scorrerie lungo la costa spagnola.

Il commercio della seta:[]

Fino a poco tempo fa si riteneva che le seta rinvenuta in Scandinavia provenisse dai monasteri e dalle città razziate dai vichinghi, ma studi recenti hanno dimostrato l'esistenza di una vera e propria "via della seta" che collegava la Norvegia alla Persia.

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Seta rinvenuta sulla nave di Oseberg: si notino i motivi decorativi legati al culto zoroastriano.

Come abbiamo detto precedentemente, la seta proveniva principalmente da due regioni: una era l'Impero Romano d'Oriente, doveva veniva acquistata presso Miklagard (Costantinopoli), l'altra era la Persia.

Le rotte seguivano (e generalmente solcavano) i grandi fiumi come il Dnepr o il Volga, si trattava di lunghi percorsi particolarmente pericolosi, come racconta una fonte bizantina i mercanti provenienti da Kiev avevano spesso a che fare con rapide, piogge torrenziali e venivano frequentemente aggredite dalle tribù che vivevano lungo il corso del fiume.

Sulla base dello studio dei motivi decorativi e della tipologia di tessuto, pare che la maggior parte della seta presente in Norvegia provenisse dalla Persia e non da Costantinopoli: la seta rinvenuta presso Oseberg presenta una particolare lavorazione nota col nome di samitum e presenta motivi tipici dell'area asiatica, come il shahrokh (un piccolo volatile che, secondo la mitologia persiana, sceglie i regnanti).

In Persia la seta di ottima qualità era simbolo di potere e di prestigio, e così doveva essere anche nella società vichinga, sebbene a Nord arrivassero solo produzioni di qualità media o scarsa. La qualità del tessuto, quindi, non era alla base della scelta della preferenza della seta persiana a quella bizantina, il motivo va ricercato nelle leggi di Costantinopoli, che ponevano rigide limitazioni sul commercio di questo prodotto: era infatti vietato spendere in seta più del prezzo di un cavallo (generalmente si potevano spende massimo dieci numismate). Inoltre i mercanti norreni non avevano diritto a trattamenti di favore rispetto agli altri. 

Ad ogni modo, con la cristianizzazione della Scandinavia si asste a un notevole aumento della domanda di seta, richiesta soprattutto dalle chiese e dai monasteri, e furono proprio queste strutture ecclesiastiche a promuovere razzie verso centri religiosi irlandesi per derubarli di questo prezioso bene.

L'Islam in Scandinavia:[]

Oltre all'anello con sigillo di Birka, di cui abbiamo parlato precedentemente, i reperti arabi più importanti rinvenuti sul suolo scandinavo sono sicuramente le monete d'argento: in Svezia sono state rinvenuta 85.000 monete arabe, in Danimarca 5.000 e in Norvegia solo 700, mentre nei territori russi colonizzati dai Variaghi si parla di oltre 100.000 monete arabe. L'arrivo di questi reperti abbraccia quasi interamente l'età vichinga, iniziando alla fine del secolo VIII e concludendosi agli inizi del secolo XI (1015 circa).

Uno studio recente ha visto l'analisi di 15.000 monete arabe rinvenute in Svezia e ha portato alla luce la presenza di decorazioni religiose legate al culto di Thor e al Cristianesimo (su 15.000 monete, 12 presentano raffigurazioni del martello di Thor, mentre 28 riportano una croce): queste monete si collocano cronologicamente fra l'814 e il 970, e probabilmente sono state coniate per un'operazione di conversione dei popoli nordici, basata sull'accostamento di Allah con Thor e con Cristo.

Altri reperti importanti sono dei vasi in bronzo riportanti iscrizioni in arabo: l'epigrafe è da considerarsi successiva al vaso e ci sono studiosi che ritengono sia stata eseguita da gente poco avvezza all'uso della lingua araba. Questi vasi sono legati all'uso rituale dell'acqua per la purificazione del fedele, atto di fondamentale importanza presso i musulmani.

Bibliografia:[]

Egil Mikkelsen - The Viking World

Apollon - University of Oslo - Norwegian Vikings purchased silk from Persia

Archaeology - Archaeological Institute of America - Engraved ring sugested Viking, Islamic contact

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