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Introduzione:[]

Scudo trelleborg

Scudo di Slagelse

Lo scudo ampio e circolare dei vichinghi era parte di una antica tradizione artigianale: i più famosi e intatti esempi d'epoca vichinga sono quelli rinvenuti nella nave di Gokstad, in Norvegia, datati al 905. Questa tipologia è simile a quella dei ritrovamenti della palude di Thorsberg e ad altri depositi di armi danesi risalenti all'età romana.

Benché le testimonianze archeologiche si diradino con l'avvento del Cristianesimo, le fonti iconografiche (come gli scacchi di Lewis) dimostrano che lo scudo ad aquilone (o scudo normanno) viene adottato in Scandinavia nel XII secolo, insieme al piccolo buckler circolare. A giudicare dal materiale rinvenuto nelle sepolture irlandesi, pare che i coloni scandinavi avessero adottato diverse tipologie di scudo.

Valchiria scudo

La "valchiria" del Suffolk

Concludiamo l'introduzione presentando un reperto archeologico e una fonte iconografica che mostrano le sembianze del classico scudo circolare norreno.

La prima immagine che presentiamo è lo scudo di Slagelse (Danimarca), rinvenuto presso una delle fortezze circolari note col nome di Trelleborg: lo scudo misura 85 cm di diametro ed è stato realizzato con sette assi in legno di abete, spesse 7 mm in prossimità del centro, e 5 mm alle estremità. Sono ancora visibili tracce di colorazione blu e bianca che doveva rivestirne la superficie; non sono stati trovati resti del rivestimento in cuoio, tuttavia presso il bordo si trova un insieme di piccoli fori che dovevano fissare il rivestimento al legno. L'apertura centrale per la mano (l'umbone non è stato ritrovato) è di forma vagamente ovale, ed è attraversata da una corta staffa in legno che misura meno della metà dello scudo, presenta inoltre un'incisione che ricrea l'effetto di un vimini intrecciato.

La seconda immagine è invece un ciondolo in argento alto 40 mm, rinvenuto nei pressi di Wickham Market, nel Suffolk (Inghilterra). Si tratta di una produzione scandinava datata al IX secolo e mostra una figura che indossa una lunga tunica, un elmo con cimiero e impugna spada e scudo: diversamente dagli altri ciondolo raffiguranti valchirie, in questa produzione lo scudo è raffigurato dall'impugnatura, composta da una sbarra in legno lunga quanto il diametro dello scudo e impugnabile subito dietro l'umbone.


Costruzione e dimensioni:[]

Gli scudi misuravano in media 80-90 cm di diametro, la tavola era piatta e realizzata con un singolo livello di assi attaccate le une alle altre. Gli scudi di Gokstad erano realizzati in sette od otto assi di pino bianco di variabile larghezza, di spessore compreso fra i 6 e i 10 m

Scudo gokstad

Scudo dalla nave di Gokstad, si notino, nella figura b, i fori attorno allo spazio per l'impugnatura

m, e tendevano ad assottigliarsi in prossimità dei bordi. Non ci sono prove archeologiche riguardo scudi laminati, benché le saghe e la legislazione postuma ne suggeriscano l'esistenza.

Le assi dovevano essere incollate fra loro. Un sostegno addizionale doveva provenire dall'umbone, dall'impugnatura, dalla bordatura dello scudo e dal rivestimento in cuoio presente su un solo lato in alcuni scudi rinvenuti a Birka e su entrambi i lati in certi scudi inglesi: ad ogni modo, le assi degli scudi di Gokstad presentano tracce di pittura, a indicare l'assenza di alcun rivestimento in cuoio. E' importante notare che la loro uniformità e l'aspetto fragile suggerisce che gli scudi di Gokstad dovevano avere unicamente una funzione ornamentale, e che probabilmente erano stati realizzati in vista della sepoltura.

Tutti gli scudi rinvenuti in contesti archeologici sono in legno di abete, mentre nella Voluspà si trova la parola Lind (cioè tiglio) per indicare lo scudo, e in altre saghe è presente il vocabolo lindiskjöldr che si traduce in "scudo di tiglio": rispetto all'abete, il tiglio presenta sicuramente dei vantaggi in termini di resistenza. E' molto probabile che il legno fosse rivestito da una mano di olio di lino, al fine di renderlo idrorepellente, altrimenti queste protezioni sarebbero diventate esageratamente pesanti nei combattimenti per mare o in condizioni metereologiche avverse.


L'Umbone:[]

Umbonibase

a) base dentellata (Telemark); b-e) base decorata (Ile de Groix); f) applicazione di stagno sulla base (Birka); g) applicazione di ottone sulla base (Birka); h) sistema usato per inchiodare l'umbone sul legno dello scudo

Al centro dello scudo vi era un foro circolare coperto da un umbone metallico avente diametro di 15 cm, il quale proteggeva l'impugnatura dello scudo: il ferro dell'umbone era abbastanza sottile (3-5 mm di spessore), benché il bordo fosse in qualche modo più sottile ancora. Gli umboni avevano due forme principali: la prima presenta una cupola alta e un collo pronunciato, l'altra forma, cronologicamente posteriore, ha una cupola bassa e nessun collo. Meno comuni sono lo stile tozzo e quello semiconico, che talvolta presenta una borchia sull'apice.

Umboni

Diversi stili di umbone: a) a cupola alta; b) a cupola bassa, senza collo; c) tozzo; d) semiconico

Esempi di umboni con base dentellata sono stati rinvenuti nel Telemark (Norvegia), a Birka (Svezia) e presso l'Ile de Groix (Francia). In sepolture successive sono è testimoniata la presenza di umboni con basi elaborate che potrebbero essere originiari dell'Europa occidentale.

L'umbone era generalmente attaccato per mezzo di grossi chiodi di ferro le cui punte venivano poi schiacciate sul retro dello scudo.


Staffe

Impugnature di scudo (X secolo): a) frammenti di impugnature in legno rivestite in ferro con decorazioni in argento, provenienti da Hedeby, Schleswig-Holstein (Germania); b) frammenti di impugnatura con terminazione a spatola, provenienti dalla sepoltura di Gokstad; c-d) supporti in bronzo con raffigurazione di maschere animali o umane, provienienti da Hedeby, Schleswig-Holstein (Germania)

Impugnatura o staffa:[]

Solamente il legno deve essere stato utilizzato nella maggior parte delle sepolture nelle quali abbiamo carenza di rinvenimenti, come negli scudi di Gokstad dove una sottile assicella a sezione rettangolare è inchiodata da un estremo all'altro lungo il retro dello scudo: questa veniva impugnata nel punto in cui incontrava lo spazio lasciato libero dal buco centrale. Negli scudi più elaborati, la staffa in legno era rivestita in ferro, generalmente decorato con lamine di bronzo o intarsi in argento.

L'impugnatura era lunga, spesso attraversava l'intero diametro dello scudo ed era rastremata ad entrambe le estremità: queste potevano essere appiattite, terminando così con una forma a spatola che veniva direttamente inchiodata alle assi, oppure essere fissate tramite dei supporti in bronzo. Occasionalmente i chiodi utilizzati per l'umbone attraversavano attraverso l'impugnatura, nella quale venivano ribattuti. La staffa poteva essere rivestita in cuoio.


Riforzi per il bordo:[]

Bordi di metallo a forma di canaletta come quelli noti da Vendel, Valsgarde e da Thorsbjerg erano obsoleti durante l'età vichinga: nella stragrande maggioranza dei casi, non c'è testimonianza di questi rinforzi, i quali probabilmente non dovevano essere presenti oppure erano stati realizzati con materiale deperibile. Negli scudi di Gokstad si trovano piccoli fori realizzati a circa 2 cm dal bordo ad intervalli di circa 3,5 cm, presumibilmente per assicurare il bordo, ma non ci sono altre evidenze. E' stato ipotizzato che la bordatura dello scudo fosse realizzata in strisce di cuoio assicurate con cuciture o cinghie, o forse con chiodi in ferro particolarmente sottili.


Chiusure scudi

Chiusure metalliche delle bordature degli scudi

Alcune sepolture hanno sporadicamente rilevato la presenza di piccole chiusure realizzate in ferro o in lamina di bronzo, le quali erano talvolta decorate in modo semplice con l'aggiunta di stagno, o con tecniche quali la punzonatura o l'incisione. Nelle sepolture di Birka, le chiusure erano disposte a ricreare un bordo continuo, ad ogni modo ci rimane solo la sezione del bordo, dettaglio che forse indica un danneggiamento intenzionale prima della sepoltura.


Altri elementi:[]

Tracolla scudo

a)chiodo; b)anello e asola per agganciare la cinghia allo scudo

Altre elementi metallici provenienti dagli scudi, inclusi chiodi sono stati occasionalmente rinvenuti. Alcune sepolture presso Birka hanno rivelato uno o due piccoli anelli trattenuti da occhielli che passavano attraverso le assi e talvolta anche attraverso l'impugnatura, con l'anello rivolto verso il lato posteriore. Questi dovevano servire per appendere lo scudo, o come punto d'attacco della cinghia per portare lo scudo a tracolla.

In una sepoltura del secolo XI pare che lo scudo sia stato riparato inchiodando tredici lamine d'ottone lungo la spaccatura.



Decorazioni:[]

L'archeologia, così come le fonti iconografiche e letterarie, ha rivelato che gli scudi erano spesso dipinti. I lati degli scudi di Gokstad erano dipinti di giallo o nero, e disposti alternati lungo i bordi della nave. Gli scudi dipinti di rosso dovevano essere molto popolari: uno scudo rosso viene menzionato su una pietra runica danese, oltre che in numerose saghe. La distribuzione di pigmenti colorati nella sepoltura di Valsgarde dimostra che lo scudo era dipinto di rosso: gli scudi risalenti all'età romana e le armi sacrificali di Thorsberg erano dipinti in rosso o in blu.

Gesso

Uno dei frammenti di rivestimento dello scudo di Ballateare

Secondo alcune saghe, gli scudi dipinti in rosso erano un segnale di ostilità.

Dei frammenti provenienti da Ballateare, isola di Man, suggeriscono che la copertura in cuoio di questo scudo fosse dipinta con motivi in rosso e nero su una base bianca: questo lascia pensare che si utilizzasse una vernice a base di gesso, come mostrerebbero anche le pitture rinvenute su un frammento ligneo dello scudo di Cronk Moar, isola di Man.

Una camera sepolcrale del X secolo, recentemente rinvenuta presso Grimstrup, Danimarca, conteneva uno scudo rotondo che copriva l'inumato dalla testa al fianco: dal momento che nessun'altra traccia è stata rinvenuta in altre sepolture maschili, si pensa che si tratti d'uno scudo “bianco” o non concluso. La superficie era stata dipinta in modo elaborato, con motivi intrecciati, benchè il tema sia quasi del tutto incomprensibile. Il colore di sfondo è un blu scuro, l'intrecci è grigio-verde con linee bianche, inoltre sono visibili alcune linee in vernice rossa e punti bianchi.

Grimstrup3

Decoro dello scudo di Grimstrup


Rappresentazioni di scudi nell'arte vichinga sono frequentemente segnate con il motivo della ruota con linee curve radiali: queste potrebbero rappresentare dei rinforzi in bande metalliche (mai rinvenute in contesti archeologici, ma successivamente descritte nei codici di leggi), o anche raffigurare le coperture in cuoio, o essere semplicemente delle decorazioni dipinte con colori contrastanti, come dimostrerebbero le miniature dei manoscritti franchi.

Manoscritto san gallo

Si notino i motivi ornamentali degli scudi vichinghi riportati in una pagina del manoscritto franco The Golden Psalter of St. Gaul, X secolo.


Decorazioni in lamina metallica raffiguranti fiere o volatili poi fissate sulla superficie dello scudo sembrano esclusiva della precedente età di Vendel, benchè è stata ipotizzata l'applicazione di strisce di legno sullo scudo di Cronk Moar.


Combattere con lo scudo:[]

Gli scudi vichinghi erano una difesa molto efficace, dato che proteggevano il corpo dal collo alle ginocchia, lasciando tuttavia scoperte gambe e testa che, come mostrano i resti scheletrici, erano i più frequenti obiettivi dei colpi avversari. L'efficacia di questa protezione raggiungeva il massimo quando si manteneva la formazione del muro di scudi, ma era più ridotta nel combattimento singolo.

Per verificare l'efficacia della protezione offerta da uno scudo contro un'arma a due mani, si sono fatte delle prove ricostruendo uno scudo con un legno avente proprietà simili al tiglio e colpendolo con un'ascia a due mani: come si può vedere dalle immagini, al primo colpo d'ascia lo scudo è effettivamente diviso in due metà, tenute assieme solamente dalla bordatura in pelle. Il colpo, ben assestato, avrebbe rotto la mano del portatore di scudo o, nel peggiore dei casi, l'avrebbe mutilata.

Test scudo

Il discorso cambia nel caso in cui lo scudo sia rivestito in cuoio: infatti, basandoci sulla ricostruzione che vedete nell'immagine successiva, lo scudo rivestito viene attraversato dalla penna dell'ascia, ma i bordi e il rivestimento lo tengono intatto, e solo al sesto colpo d'ascia la protezione perde ogni utilità, quando va in frantumi l'impugnatura dello scudo.

Testsucuoio

Un attacco con ascia a due mani contro uno scudo in legno rivestito in cuoio

Ad ogni modo, lo scudo non era un muro dietro cui nascondersi, ma poteva anche diventare una pericolosa arma di offesa, come vedremo in seguito.
In combattimento, lo scudo si teneva probabilmente a formare un angolo col corpo, sia verso l'esterno (a sinistra per un uomo di mano destra) o all'interno (a destra): questa soluzione metteva il combattente in una posizione aggressiva con una buona possibilità di difesa. L'atteggiamento aggressivo spostava la linea di difesa ben lontano dal corpo ma in questa maniera gli attacchi potevano essere parati o deviati ben prima di raggiungere il bersaglio.
L'angolo permetteva anche di deviare colpi in arrivo, piuttosto che pararli e fare i conti con tutta la forza che il colpo portava con sé. Deviando il colpo, invece di fermarlo, la spada calcava meno forza sullo scudo, e sul braccio del combattente, riducendo la probabilità che di rottura dello scudo.
Egill usò questa tecnica contro Berg-Önundur nel capitolo 58 della saga Egill Skallagrimsson: l'eroe mise il suo scudo ad angolo in modo che la lancia  scagliata da Önundur deviasse oltre lo scudo.

Scudo in faccia

Un uso offensivo dello scudo

Lo scudo poteva essere utilizzato per dei veri e propri attacchi finalizzati a bloccare il braccio dell’avversario che teneva l’arma, arrestandone quindi l'offesiva, oppure poteva essere usato per spingere e destabilizzare l’avversario.

In immagine vediamo un esempio di scudo usato come arma offensiva: il guerriero tira con forza un colpo sul viso dell'avversario, in un attacco che, in combattimento, andava sicuramente a compromettere denti e mascella.
Troviamo un riscontro ancora una volta in una saga: nel capitolo 32 della saga Hítdælakappa Bjarnar, Björn spinse il suo scudo nella testa del suo avversario per ucciderlo.

Scudoeascia

Riguardo alle armi impugnate in contemporanea con lo scudo troviamo uno spunto nel capitolo 12 della saga Fóstbræðra, dove Thorgeirr impugna sia uno scudo che un'ascia nella mano sinistra, reggendo una lancia con la destra: più avanti nella lotta, Thorgeirr getta la sua lancia e prende l'ascia nella mano destra, usandola per tagliare la lancia di Snorri, e poi spaccargli la testa. Si può quindi tranquillamente ipotizzare che si potessero usare in scioltezza altre due armi insieme allo scudo, come mostrato in figura.



Bibliografia:[]

P. Beatson, the 'Viking Shield' from archaeology http://members.ozemail.com.au/~chrisandpeter/shield/shield.html

Viking Shields, da Hurstwic http://www.hurstwic.com/history/articles/manufacturing/text/viking_shields.htm in traduzione di P. Riccetti

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